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Epidemia Pseudomonas, la circolare da Roma

 
Crediti: Janice Haney Carr, USCDCP
 

Lo scorso 12 febbraio l’OMS ha ricevuto una segnalazione relativa a infezioni del sito chirurgico da Pseudomonas aeruginosa antibiotico-resistente conseguente a procedure chirurgiche invasive effettuate presso strutture sanitarie a Tijuana, Messico.
All’11 febbraio 2019 sono stati segnalati 20 casi di infezione da Pseudomonas aeruginosa in Messico, di cui 16 sono stati confermati e 4 restano sospetti. La maggior parte dei casi ha sviluppato un’infezione del sito chirurgico. La metà dei pazienti è di nazionalità statunitense e canadese, tuttavia sono coinvolte anche altre nazionalità, tra queste due casi europei.
Al momento si conta un solo decesso, si tratta di un cittadino canadese già affetto da altre patologie.   

Il batterio Pseudomonas aeruginosa
Questo batterio contamina le fonti d'acqua, le superfici del lavandino e gli scarichi e, tramite aerosol, può diffondersi alle mani dello staff sanitario. La sua presenza è ubiquitaria nell’ambiente e ha la capacità di formare biofilm, ecco perché il controllo della diffusione di P. aeruginosa rappresenta una sfida difficile per gli ospedali e per le strutture sanitarie in generale. I pazienti possono acquisire il batterio attraverso il contatto con le mani contaminate degli operatori sanitari o con l'ambiente. Una vasta gamma di dispositivi (medici e no) e attrezzature, tra cui broncoscopi, attrezzatura per intubazione orale, dispenser di sapone disinfettante, tamponi orali e acqua minerale in bottiglia disponibile in commercio, sono stati identificati come fonte di focolai epidemici in ospedali e altre strutture sanitarie.